No alla società di progettazione in house. La Federazione scrive al presidente della Regione Pigliaru
Un secco no alla creazione di una società di progettazione regionale in house. In una lettera inviata ieri al presidente Francesco Pigliaru, la Federazione degli Ordini degli Ingegneri della Sardegna ribadisce la sua contrarietà alla istituzione di una società di ingegneria regionale che si occupi delle progettazioni preliminari e della direzione dei lavori delle opere pubbliche nell’isola.
“In primo luogo – si legge nella nota – riteniamo che la volontà di redigere internamente le progettazioni preliminari contrasti con le tendenze normative e culturali contemporanee, che stanno spostando verso le fasi preliminari le maggiori complessità della progettazione. Se in passato infatti lo sforzo progettuale di maggior rilevanza si concentrava nel progetto esecutivo (si pensi alla L. 109/94 ed al DLgs 554/99), col DLgs 50/16 e smi le prime due fasi progettuali concentrano l’onere progettuale, lasciando alla fase esecutiva le parti più contrattuali ed amministrative. Peraltro è a tutti noto che il concept progettuale veda la luce nella prima fase, ovvero nel progetto preliminare, che oggi, con le novità introdotte dal progetto di fattibilità, non solo prevede l’onere della concretizzazione dell’idea progettuale, ma contempla la contemporanea valutazione dell’insieme di soluzioni alternative che potrebbero essere praticate per la specifica opera, da preferire a seguito di valutazioni scientifiche, economiche e strategiche effettuate dai tecnici incaricati”.
I tecnici puntano l’attenzione quindi sulla dotazione organica prevista per tale società. “Ancor più lascia interdetti la previsione di una società di ingegneria che inizi la propria attività con otto tecnici in organico – proseguono – e che si ponga l’obiettivo di gestire opere per il valore di oltre 80 milioni di euro, per crescere fino a diciotto unità dopo sei anni, anche a seguito dell’ulteriore incremento del valore delle opere di competenza. È evidente che un organico così esiguo non possa contemperare le professionalità necessarie per gestire opere di tale entità, per le quali la stessa società parrebbe svolgere il ruolo di controllore (R.U.P.) e controllato (progettista e D.L.)”.
Pur sottolineando il valore delle risorse tecniche interne alla PA, gli Ingegneri sardi sottolineano le difficoltà a cui queste figure andrebbero incontro: “È tautologico concludere che gli otto dipendenti di tale società non possano comprendere al proprio interno la figura dell’ingegnere portuale, trasportista, idraulico, strutturista, edile, geotecnico, elettrico, informatico etc; dell’architetto, del pianificatore, dell’esperto in restauro; ancora, dell’agronomo, del geologo, dell’archeologo, del naturalista, del biologo etc. E non potranno garantirle neanche a regime con l’incremento previsto, che comunque non garantisce di volta in volta la selezione del migliore professionista per la specifica opera oggetto di intervento”.
In conclusione, la Federazione mette in luce l’inopportunità di prevedere, specie in un periodo di crisi come quello in atto, l’istituzione di una società pubblica in grado di ridurre le opportunità di lavoro per l’intera categoria. “Per queste ragioni e per tante altre che saremmo lieti di sottoporle personalmente – chiudono gli ingegneri –chiediamo alla Giunta Regionale di non dar corso alla costituzione della società di ingegneria in house e di valutare diverse e più efficaci misure per la riduzione dei tempi nella realizzazione delle opere pubbliche”.