Qualità dell’aria e impianti. OIC: “necessari incentivi economici e standard di sicurezza per ripartire riducendo il rischio”
Facebook Twitter WhatsApp LinkedIn EmailRipartire in sicurezza ed evitare battute di arresto è la priorità.
Data:
28 Maggio 2020
Ripartire in sicurezza ed evitare battute di arresto è la priorità. Per questo, nel pieno della fase 2 dell’emergenza Covid, il punto centrale diventa garantire la sicurezza dell’aria negli spazi chiusi frequentati da più persone. Se la distanza interpersonale di un metro è una valida soluzione all’aperto e con idonei DPI, in molti ambienti come bar, palestre, ristoranti e non solo, diventa fondamentale realizzare efficaci sistemi di trattamento dell’aria.
OIC, supportato dalle commissioni Energia e Impianti sta collaborando attivamente con la Regione e mettendo a disposizione risorse e competenze per contribuire all’individuazione di standard di sicurezza che garantiscano i cittadini nel quotidiano. Tale collaborazione ha portato, in prima battuta, alla stesura di un documento che è stato consegnato nei giorni scorsi agli uffici regionali.
“Studi scientifici hanno dimostrato che il frequente ricambio dell’aria mitiga il rischio di contagio – spiega il consigliere OIC Angelo Loggia –, gli impianti VMC permettono il ricambio dell’aria in sicurezza, evitando di aprire le finestre, con il duplice vantaggio di poter controllare le portate d’aria di rinnovo e di avere un’elevata efficienza energetica. Per questo chiediamo alla Regione provvedimenti normativi e incentivi economici per agevolare un’adizione generalizzata di questi sistemi, a partire dagli edifici pubblici, dalle scuole e dagli edifici aperti al pubblico”.
Dopo un’approfondita analisi congiunta, le due commissioni rilevano che “Sebbene fino ad oggi sia stata posta grande attenzione sulle regole per la riapertura dei cantieri e delle attività manifatturiere, appare molto più pericolosa la riapertura di uffici e luoghi confinati in genere frequentati anche non contemporaneamente da persone diverse, così come luoghi in cui le persone sostano per un tempo prolungato”. Nonostante siano riaperte, infatti, diverse attività potrebbero non riuscire a ripartire in modo economicamente sostenibile per via della diffidenza degli utenti, in mancanza di palesi garanzie circa la qualità dell’aria. Si assiste oggi alla nascita di una miriade di proposte che, sebbene relativamente economiche, sono a tutti gli effetti inefficaci ai fini del contenimento del contagio (ad es. barriere in plexiglass).
I tecnici propongono quindi innanzitutto la definizione di standard di sicurezza per ciascun settore, da adattare al caso specifico in funzione delle sue peculiarità.
“Nella maggior parte dei luoghi pubblici o aperti al pubblico il corretto ricambio d’aria previsto dalle norme non può essere garantito in assenza di idonei impianti di ventilazione meccanica controllata. Occorre quindi sensibilizzare i soggetti istituzionalmente preposti circa la conoscenza e applicazione delle citate normative, oggi ampiamente disattese”. Quindi, dicono le due commissioni: “si propone l’incentivazione degli impianti di ventilazione meccanica controllata con trattamento d’aria idoneo a ridurre il rischio di contagio e realizzare condizioni ottimali di salubrità dell’aria indoor”.
In Sardegna si deve operare in conformità alle Linee Guida recanti gli “Indirizzi in materia di sostenibilità ed ecocompatibilità nella costruzione/ristrutturazione di edifici al fine di migliorare la qualità dell’aria indoor, anche in relazione al rischio radon, per orientare i regolamenti edilizi in chiave eco-compatibile” adottate dalla RAS con DGR N. 5/31 del 29.01.2019.
L’effettivo accesso alle forme di incentivazione dovrebbe sempre essere subordinato all’esito di un collaudo tecnico obbligatorio. Si ritiene necessario rendere obbligatori gli interventi di cui sopra nel caso di ristrutturazioni di edifici pubblici o aperti al pubblico mediante finanziamenti o co-finanziamenti regionali.
L’incentivazione, si legge nel documento, dovrebbe essere prevista in più fasi:
Fase 1: Studio di fattibilità e analisi dei rischi. Qualora risulti necessario un intervento di natura edile e/o impiantistica, lo studio di fattibilità dovrà contenere un computo metrico su cui basare il successivo finanziamento. Qualora invece lo studio evidenziasse che la situazione dell’attività presa in esame è già accettabile sotto il profilo della corretta gestione dei flussi d’aria o quantomeno non migliorabile in maniera efficiente ed economicamente accettabile, l’incentivazione si fermerà alla fase 1.
Fase 2: progettazione e realizzazione dell’opera.
Fase 3: Collaudo tecnico e chiusura del procedimento di incentivazione.
Sarebbe quindi auspicabile, concludono i tecnici, la nascita di un protocollo condiviso, anche con un marchio, per la certificazione degli ambienti confinati a rischio decrescente: sulla scia della certificazione energetica, si potrebbe costituire una scala di “salubrità” dell’aria indoor, con evidenziazione mediante targhe pubblicitarie. Le misure proposte dovrebbero poi essere oggetto di una forte campagna di comunicazione da attuare a livello regionale e affiancata da convegni ed eventi di formazione specifici sul tema per i tecnici.
Scarica il documento inviato alla Regione
Ultimo aggiornamento
29 Maggio 2020, 08:57