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I professionisti: un volano per il cambiamento ecosostenibile

DA OIC

 

 

 

 

Da molti anni la scienza monitora l’evolversi del nostro pianeta e denuncia la pericolosa direzione che abbiamo intrapreso, osservando fenomeni climatici molto intensi e anomali rispetto al passato e constatando l’insensatezza di tante opere e scelte, realizzate in decenni ove probabilmente la nostra società, all’inseguimento di uno sviluppo frenetico e con proiezioni di breve periodo, ha perso di vista l’esperienza dei tempi e le ragioni della tecnica.

A proposito di tempi, ci piace ricordare il canto di San Francesco d’Assisi: «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba». Quasi 800 anni dopo, Laudato sì diventa il titolo della seconda enciclica di Papa Francesco, che ha voluto ricordarci come la nostra casa comune sia al contempo sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e madre, che ci accoglie tra le sue braccia: il testo si è imposto nel dibattito culturale mondiale sullo sviluppo sostenibile e sui cambiamenti climatici con una forza straordinaria, seguito da Greta Thunberg e dal movimento dei Fridays for Future, con azioni apparentemente distanti ma, nella sostanza, molto collegate e vicine.

Il messaggio di Francesco e dei nuovi movimenti di pensiero coglie la necessità di sensibilizzare il grande pubblico alla tutela della natura e della biodiversità, indispensabile per il funzionamento corretto del nostro rapporto reciproco e con l’ecosistema; il monito che il Papa ha voluto dare è un’esortazione ad aprire gli occhi: li abbiamo chiusi per troppo tempo e stiamo andando velocemente verso il baratro. Questo secondo numero della rivista vuole concentrarsi sul rapporto tra tecnica e ambiente, con la consapevolezza che l’allarme lanciato dalle più autorevoli fonti del pianeta debba essere raccolto e, se possibile, rilanciato. È arrivato il momento di partecipare, di essere tutti corresponsabili del benessere di ciò che ci circonda; si tratta di una chiamata alle armi generale, nessuno escluso: politica, scienza, sistema produttivo, intellettuali, cittadini, giovani e vecchie generazioni. Una mobilitazione che parte dalla creazione di alleanze, di patti locali, globali e generazionali: la scienza deve allearsi alla politica, i produttori – scardinando le logiche di mercato – devono allearsi ai consumatori, in una logica virtuosa che punta alla qualità dei prodotti e delle loro filiere produttive e alla circolarità. In questo percorso i professionisti giocano un ruolo importante: attraverso il progetto (comunque esso si compia) sono infatti il trait d’union tra la visione e la realizzazione, che avviene attraverso la tecnica.

È proprio con la techne, la perizia di matrice scientifica che accompagna l’uomo sin dall’antichità, che è possibile agire verso un fare costruttivo, preventivo e pre-visionale (quel vedere prima che è intrinseco della progettualità). La tecnica oggi non è esente dalla critica di essere al servizio dell’economia consumistica, attraverso un meccanismo di produzione che non sempre investe sulla qualità e sulla durevolezza dei beni prodotti. La deperibilità (spesso anche l’obsolescenza programmata) incrementa una produttività altrimenti impensabile e non necessaria, diventando vero e proprio volano per il sistema economico, tanto da poter affermare senza tema di smentita che l’economia stessa è una forma della tecnica odierna. In questo passaggio il professionista ha un ruolo decisivo: attraverso la propria sensibilità svolge infatti la funzione di organo di trasmissione fra il patrimonio di conoscenze e applicazioni conseguito in sede di ricerca e innovazione e il patrimonio di conoscenze e applicazioni diffusamente utilizzato dal tessuto socio-economico-produttivo, nella direzione atta a favorire rapide ed efficaci diffusioni di prassi e soluzioni applicative improntate alla sostenibilità, al miglioramento delle condizioni di benessere delle collettività ed alla mitigazione di infausti effetti dovuti a calamità naturali (per usare una definizione della carta ecoetica del CNI).

Si tratta naturalmente di una strada nella quale la responsabilità individuale gioca un ruolo eversivo, su cui si appoggia il necessario processo di cambiamento. Se come cittadini siamo chiamati a diminuire la soglia dei bisogni (aumentando invece quella delle aspirazioni), come professionisti abbiamo l’obbligo – a partire dal percorso progettuale – di promuovere sul piano culturale, normativo/regolamentare e divulgativo la minimizzazione dell’impatto ambientale ed energetico del completo ciclo di vita di opere, beni, processi e servizi, tendendo all’efficienza, alla circolarità e all’eliminazione degli sprechi e delle disuguaglianze, incluse quelle di genere e territoriali.

Questo numero della rivista OIC, particolarmente ricco di contributi interdisciplinari di alto livello, è stato fortemente voluto dal Consiglio, con la consapevolezza che un Ordine professionale tecnico ha forti responsabilità nella costruzione di un futuro equo, adeguato alle esigenze delle generazioni a venire ed eco-sostenibile. Le tematiche ambientali hanno carattere trasversale alle diverse discipline tecniche e devono essere costantemente presenti in ogni agire della professione e in ogni campo dove la stessa si esercita; i settori dell’edilizia, dell’industria, delle infrastrutture, delle nuove tecnologie necessitano di competenze aggiornate e responsabili, sia nei ruoli professionali che in quelli della pubblica amministrazione. Nei prossimi tre anni l’Italia riceverà oltre 200 miliardi di euro dal Fondo Next Generation EU, per i quali, anche attraverso il Piano nazionale per la ripresa e

la resilienza (PNRR), sarà necessario definire un progetto di riforme e investimenti 2021-2023; oltre il 37% delle risorse assegnate all’Italia dovranno essere impiegate su sei linee principali di azione che hanno come comune denominatore l’ambiente: I) digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo; II) rivoluzione verde e transizione ecologica; III) infrastrutture per la mobilità; IV) istruzione, formazione, ricerca e cultura; V) equità sociale, di genere e territoriale; VI) salute.

Questi sei pilastri individuati avranno tutti una forte connotazione ambientale; nell’intenzione delle istituzioni comunitarie la sostenibilità ambientale sarà un criterio trasversale di valutazione, attraverso la misura di indicatori green quali l’impronta di carbonio, le emissioni inquinanti, il grado di “circolarità” dei prodotti, la quota di energia rinnovabile, l’impronta idrica.

I professionisti, attraverso un patrimonio straordinario di conoscenza, di abilità e di inventiva non devono né possono perdere questa occasione per realizzare un futuro orientato alla sostenibilità, attraverso un processo creativo capace di pensiero alto e di concretezza realizzativa all’altezza del compito. Per fare questo occorre agire in stretta correlazione con tutti i settori della vita economica, politica e sociale della nostra regione e dell’intero Paese, partecipando (e agevolando) i processi di governance tesi al coinvolgimento delle parti sociali ed avviando con soggetti pubblici e privati iniziative in grado di responsabilizzare le amministrazioni e i cittadini al costante pensiero teso all’interesse pubblico e al bene comune. In coerenza con questa visione e con il percorso descritto, da tempo OIC lavora attraverso innumerevoli iniziative parallele, che tracciano il sentiero sopra descritto con passione e competenza, in una autorevole partecipazione al dibattito pubblico attraverso i costanti approfondimenti da parte delle Commissioni Tecniche, vero motore della macchina ordinistica, con la solida macchina della Scuola di Formazione, il prezioso Centro Studi e i numerosi appuntamenti culturali dell’Associazione ICS.

Tutti insieme siamo davvero orgogliosi di poter proporre ai colleghi e alla società civile un numero della Rivista su un tema ampio e complesso come quello ambientale, cruciale per il nostro futuro comune, certi che la ricchezza e diversità dei contenuti e dei contributi sarà di grande utilità ed interesse per un nuovo orientamento alla professione e alla progettualità. Buona lettura.

Il Presidente dell’Ordine degli Ingegneri
Sandro Catta

Il VicePresidente vicario
Gianluca Cocco

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